lui e l'altro

Un condannato alla vita.
Nel suo camice bianco.
Dicono che si svegli all’alba. Dicono che stia sempre all’erta. Qualche telefonata urgente nel cuore della notte… E si lancia per strada, senza remore. Dovunque sia. Con la sua moto.
Dicono abbia paura di partire per non lasciare le sue pazienti da sole.
Dicono abbia fatto nascere un bimbo di quasi cinque chili con un parto naturale e nessuna conseguenza.
Dicono le faccia travagliare in piedi le sue pazienti.
Dicono che quando li tira fuori, i nascituri, è sempre emozionato, come la prima volta.
Lo aveva nel cuore fin da ragazzino il suo mestiere. Senza orari, senza risparmiarsi, senza paracadute. Senza dormire, senza sognare, con rari cesari, molti grazie.
Tante pacche sulle spalle e pochi denari.
Lui è un medico, ginecologo. Lui ama confrontarsi con il passato: si è fatto raccontare dalle anziane ostetriche i segreti dei metodi di un tempo. Su come loro facessero a farli venir fuori, questi figli, quando non c’erano sale operatorie e bisturi usati troppo in fretta. Così porta dentro di sé antichi racconti e movimenti rubati ad un mondo che non c’è più.

Non concepisce l’aborto.
Non concepisce i soprusi, le maldicenze, l’arrangiare, il non darsi, il chiedere troppo ai sottoposti, il non indagare, il non informarsi. Lo spifferare calunnie. Il vento delle maldicenze, quello delle superstizioni. Studia e resetta, organizza e partecipa, inventa convegni ed è all’avanguardia su tutti i muovi metodi del parto indolore: usa il progresso e il passato, tenendoli insieme, in un’unica direzione.
E’ il bene della vita.



L’altro


Quel male che non parla sta dentro i suoi quadri, creature roteanti, spilli di luce, anime in pena. E solari apparizioni.
L’altro veste da artista, si sveglia da artista
E sogna da uomo.
Suona la batteria, tra un disegno e un'ispirazione. Sbattendo sui piatti di acciaio tutte le sue ansie, i rancori. I pensieri sfumati. Come pastelli a tempera.
L’altro fa entrare realtà enormi nello spazio di un piccolo triangolo.
Contorni sfumati, sprazzi di passioni, alture, cime, cadute.
Occhi.
Sguardi che scrutano e rimproverano e spalmano e premono e patiscono e si ritagliano. E soffrono e urlano e patiscono.
Poi ancora i sorrisi. La spensieratezza della gioventù. Colori rimbalzanti.
Ed improvvisa arriva la donna, la madre.
Colei che risveglia ogni Opera, la madre che dava e avrebbe dato un senso a tutto e che sopravvive nei sorrisi dei suoi figli.
L’altro ruba il tempo a Lui, ma la partita è persa fin dall’inizio.
L’altro cerca di sublimare il dolore, anche questa volta vince Lui, che entra nei quadri con la sua positività.
L’altro ama stare in silenzio, Lui parla troppo.
L’altro si perde. Lui ha sempre il controllo.
 

                                                                                           

Entrambi abbracciano la vita.
Perché un figlio è la migliore opera d’arte!
                                                                                                        

                                                                                     D. K.

 

 

 

Per te

    Linguaggio pittorico, plastico, cromaticamente penetrante e tenace quello di Alessandro che dell’iride sa  cogliere  anche le più tenere sfumature velate da una insolita sensibilità. 

   A volte, sopraffatti dallo stereotipo, siamo soliti pensare che  un uomo di scienze, un medico, abbia poco da fare con l’arte: ma la dimensione umana è una e una sola; il caleidoscopio del cuore dipinge la tela o il foglio o fa nascere una vita. Non muta l’intensità, non svilisce le tonalità emotive se scienziato o umanista.

    E’ il disegno segreto dell’amore che, come un volo di farfalla,percorre la tela; è l’animo di bambino meravigliato che si specchia nel volto di donna, madre ricca di doni,  terra fertile di una umanità a volte infelice ma spesso fiduciosa del divenire.

   Questa è la parte migliore dell’uomo, dell’artista: il voler ritrarre le sensazioni, i sentimenti i momenti di vita, con uno  “ sconcertato e inerme sorriso “ come  quello di un  bimbo appena nato che reclama un forte bisogno di amore totale; e in quel paesaggio dell’animo si compie il miracolo della vita, dell’amore… in una speranza senza fine.   

Grazie Alessandro                        APV